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Copepod Assemblage, ecoLogY and PhySiology in the AmendOlara region (Ionian Sea)

Il mesozooplancton, costituito in larga misura da crostacei copepodi, rappresenta un elemento fondamentale della rete trofica marina. Eppure, la biodiversità e l’ecologia dei copepodi nelle zone costiere della Calabria sono scarsamente note.

La valutazione della composizione specifica del popolamento di copepodi, unitamente ai tassi di reclutamento delle specie dominanti, in due siti costieri a diverso impatto antropico, permetterà di acquisire nuova conoscenza sullo stato e il funzionamento dell’ecosistema marino costiero della Calabria.

Capo Progetto:
Dott.ssa Ylenia Carotenuto – SZN, Napoli
Referenti sede CRIMAC-Calabria:
Dott. Christian Galasso e Dott.ssa Luciana Barra
Collaboratori:
– SZN, Napoli – Dott.ssa Iole di Capua
– Università della Calabria, Dipartimento di Biologia, Ecologia e Scienza della Terra – Prof.ssa Elvira Brunelli

Obiettivi del progetto
Il progetto CALYPSO ha l’obiettivo di valutare la composizione specifica del popolamento di copepodi del mesozooplancton, utilizzando un approccio integrato basato su analisi di tassonomia morfologica e molecolare (barcoding), unitamente alla valutazione dei tassi riproduttivi di specie dominanti.
Per il confronto di biodiversità e reclutamento larvale dei copepodi zooplanctonici, sono stati individuati due siti lungo la costa calabra del Mar Ionio: la Secca di Amendolara, considerata un sito ‘pristine’, e il Porto di Corigliano Calabro, caratterizzato da un’intensa pressione antropica.

Risultati
Il progetto CALYPSO ha quantificato l’abbondanza e la composizione quali-quantitativa dei copepodi nel Mar Ionio, a livello spaziale (Secca di Amendolara e porto di Corigliano Calabro) e temporale (primavera-estate-autunno). Inoltre, ha esaminato i tassi di reclutamento (produzione di uova e tassi di schiusa), delle specie dominanti identificate nei siti/stagioni.
I risultati mostrano che la biodiversità e il reclutamento larvale delle specie investigate sono significativamente diversi nei due siti. Tali risultati potrebbero essere legati alla geomorfologia, alla circolazione della massa d’acqua e all’impatto antropico dei due siti.
I risultati di tassonomia molecolare (barcoding) dello zooplancton sono in fase di analisi.

Coralligenous Formations in Calabrian SAC

Nel Mar Mediterraneo, le formazioni coralligene costituiscono ecosistemi intrinsecamente sensibili e vulnerabili. A fronte del loro ruolo ecologico cruciale per il mantenimento della biodiversità marina e per la funzionalità ecosistemica, e data la loro elevata suscettibilità alle pressioni antropiche e alle alterazioni climatiche globali, esse sono state inserite dalle autorità competenti tra gli habitat prioritari a rischio.

Le politiche dell’Unione Europea per la conservazione della biodiversità marina si fondano sulla “Direttiva Habitat”, supportata dalla rete “Natura 2000”, che include i Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e le Zone Speciali di Conservazione (ZSC).
Nonostante siano state istituite le ZSC e siano state approvate misure di conservazione e piani di gestione specifici per ciascun sito, l’applicazione efficace di tali piani richiede una conoscenza approfondita di questi habitat. È fondamentale conoscerne la distribuzione, l’estensione e gli impatti a cui sono potenzialmente soggetti.

Capo Progetto:
Dott. Paolo D’Ambrosio – SZN, CRIMAC-Calabria Marine Centre
Referenti sede CRIMAC-Calabria Marine Centre:
Dott. Paolo D’Ambrosio
Collaboratori:
– Stazione Zoologica Anton Dohrn, Dipartimento di Ecologia Marina Integrata – Dott. Andrea Picciolo, Dott.ssa Cristina Abbate, Dott. Giulio Tarantino
– Università della Calabria, Dipartimento di Meccanica, Energia ed Ingegneria Gestionale – Prof. Fabio Bruno

Obiettivi del progetto
Il progetto si concentra sulla Zona Speciale di Conservazione (ZSC) “Secca di Amendolara” (IT9310053), situata a 6 miglia nautiche al largo di Amendolara Marina (CS), con profondità che variano dai 24 a circa 50 metri.
Per rispondere alle esigenze di conoscenza e conservazione individuate per questo habitat, il progetto è stato strutturato in diversi Work Package (WP):
– WP 1: Mappatura dell’habitat bentonico
– WP 2: Valutazione dello stato di conservazione delle comunità bentoniche caratterizzanti le formazioni coralligene
– WP 3: Identificazione delle pressioni antropiche presenti nella Secca di Amendolara
– WP 4: Identificazione di apposite misure di conservazione e piani di gestione della ZSC “Secca di Amendolara”
– WP 5: Caratterizzazione degli impatti antropici e valutazione del potenziale effetto degli stessi sullo stato ecologico dell’habitat a Coralligeno nella ZSC nell’ambito delle attività CRIMAC CORe-Calabria”.

Risultati
Il progetto ha prodotto una dettagliata cartografia batimorfologica dell’intero Banco di Amendolara tramite MBES (MultiBeam EcoSounder), focalizzando poi l’indagine all’interno della ZSC “Secca di Amendolara”, con lo scopo di studiare nel dettaglio gli habitat presenti utilizzando SSS (Side Scan Sonar) per una mappatura dell’intera area di studio. Successivamente, è stata effettuata una campagna ROV per indagare l’habitat coralligeno, producendo risultati sulla composizione e sullo stato di conservazione di suddetto habitat (Rizzo et al., 2025. Subtidal benthic assemblages in a mediterranean bank along a depth gradient: Conservation perspectives of a vulnerable marine ecosystem, https://doi.org/10.1016/j.ocecoaman.2025.107572). Inoltre, questo studio ha costituito una solida base per l’istituzione del Parco Marino Regionale “Secca di Amendolara”.

Attualmente, è in corso la modellizzazione delle aree di potenziale impatto land based con un approccio multilayer in cui vengono considerati gli usi del suolo e il trasporto della rete fluviale verso mare, accoppiando queste informazioni con modelli di trasporto lagrangiano nel Golfo di Corigliano per indagare i potenziali effetti sulla ZSC.

Food-web transmitted endoparasites and their hosts: an integrative approach to investigate the "state" of biodiversity of the marine ecosystem from off Calabria coast

La maggior parte dei parassiti presenti in ambiente marino ha un ciclo biologico complesso e si trasmette attraverso la catena alimentare. Prima di raggiungere la maturità e completare il ciclo biologico nell’ospite definitivo, molti parassiti necessitano di uno o più ospiti intermedi.

Se un ecosistema è esposto a pressioni antropiche o a fattori stressogeni vari, gli effetti saranno visibili sugli organismi che lo abitano e quindi anche sui loro parassiti. Come conseguenza le comunità parassitarie associate agli organismi possono variare in numero di individui e taxa, fino ad arrivare alla scomparsa di alcune specie a favore di altre. In questo senso, gli indici di comunità parassitaria e la loro biodiversità possono essere usati come indicatori indiretti dello stato di salute di un ecosistema.

Capo Progetto:
Dott. Mario Santoro, Stazione Zoologica Anton Dohrn, Napoli
Referenti sede CRIMAC-Calabria Marine Centre:
Dott.ssa Chiara Giommi e Dott. Roberto Firmamento
Collaboratori:
– Università La Sapienza di Roma, Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive – Prof.ssa Simonetta Mattiucci
– Università della Calabria, Dipartimento di Biologia, Ecologia e Scienza della Terra – Prof. Filippo Garofalo

Obiettivi del progetto
L’obiettivo principale del progetto è lo studio della biodiversità dei parassiti associati a specie ittiche e cefalopodi target, con un focus particolare sulla costa Ionica Calabrese, dove operano i pescherecci che fanno capo al porto di Schiavonea (Corigliano-Rossano). Il progetto usa un approccio integrato basato principalmente sullo studio degli endo-parassiti trasmessi attraverso la rete trofica.
Lo studio considera anche alcune specie di parassiti come indicatori dello stato di salute ambientale. Questo approccio segue l’ipotesi che l’abbondanza di individui e specie di parassiti, la loro variabilità genetica e l’eventuale effetto patogeno sui loro ospiti è strettamente correlato con la consistenza delle popolazioni degli ospiti, che sono tutti interconnessi da relazioni trofiche. Lo studio servirà anche a monitorare la qualità e la salubrità dei prodotti della pesca di largo consumo locale.

Nel video Heteronybelinia c.f. estigmena

Scolice di Clestobothrium n. sp. al SEM
Larve di nematodi Ascaridoidea nel filetto dei pesci con metodo UV Press
Pesce castagna, Brama brama

Risultati
Il progetto rivela la presenza di ricche comunità parassitarie negli ospiti studiati (Merluccius merluccius, Phycis blennoides, Brama brama, Galeus melastomus, Illex coindetii e Todaropsis eblanae), incluso una nuova specie di cestode, ad oggi in via di descrizione.
I dati di comunità, unitamente ai livelli di variabilità genetica nelle specie di parassiti target usate (Anisakis spp. e Grillotia spp.) suggeriscono che l’ecosistema studiato è stabile e risponde bene alle pressioni antropiche che insistono nell’area.
Tra le specie parassitarie di interesse zoonotico, sono risultate di particolare le larve di nematodi del genere Anisakis. Tra queste, prevalente in alcune specie di pesci e cefalopodi è A. pegreffii, agente diretto dell’anisakiasi umana. Tuttavia, nel pescato fresco esaminato entro 12 h dalla cattura e refrigerato, la migrazione delle larve (di Anisakis) nei muscoli dei loro ospiti è stata trascurabile, suggerendo che se le parti edibili del pescato sono adeguatamente trattate e sottoposte a cottura, il rischio d’infezione con il parassita è nullo.
Le analisi immunologiche condotte sul muscolo del pesce castagna Brama brama per lo studio delle variazioni del secretoma causate dalla presenza di larve di cestodi (Gymnorhynchus gigas e Molicola horridus), hanno evidenziato differenze di espressione delle diverse citochine e dei fattori di crescita.
I risultati ottenuti suggeriscono un’interessante interazione parassita-ospite che si articola essenzialmente in due fasi principali:
(a) ingresso del parassita all’interno dell’ospite e induzione della secrezione di fattori di crescita tissutale con il fine di riparare il danno indotto dalla graduale penetrazione del parassita;
(b) aumento della risposta immunitaria per inibire potenziali attacchi esterni che potrebbero compromettere la salute dell’ospite.

Ulteriori studi per comprendere il meccanismo di rilascio di antigeni da parte di tali parassiti e se e come, durante la loro migrazione, tali larve danneggino il tessuto muscolare del loro ospite, sono ancora in corso.

Turning threats into profit: can biomolecules from invasive HALophila stipulacea seagrass help Thwarting marine FOULING?

Le specie marine invasive stanno causando gravi impatti ambientali ed economici nel Mediterraneo. Tra queste, la fanerogama marina Halophila stipulacea, originaria del Mar Rosso, è entrata nel Mediterraneo orientale attraverso il Canale di Suez e si è successivamente diffusa anche nel Mediterraneo occidentale, inclusa la costa calabrese.

Recenti ricerche indicano che H. stipulacea è una fonte promettente di metaboliti con attività antifouling, utili per applicazioni biotecnologiche e industriali, anche se i composti attivi specifici non sono ancora stati identificati.

Capo Progetto:
Dott. Enrico D’Aniello, Stazione Zoologica Anton Dohrn, Napoli
Referenti sede CRIMAC-Calabria Marine Centre:
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Collaboratori:
– Stazione Zoologica Anton Dohrn – Dott. Antonio Morgillo, Dott. Fabio Crocetta, Dott. Francesco Ferraro
– Istituto di Chimica Biomolecolare, CNR, Pozzuoli (NA) – Dott. Ernesto Mollo, Dott.ssa Marianna Carbone, Dott.ssa Maria Letizia Ciavatta, Dott.ssa Arianna Carannante
– Università della Calabria: Dott.ssa Silvia Mazzuca, Dott. Faustino Scarcelli e Dott.ssa Amalia Piro

Obiettivi del progetto
Questa proposta di ricerca mira a colmare una lacuna di conoscenze analizzando la composizione chimica di Halophila stipulacea lungo le coste calabresi ed esplorando l’attività antifouling dei suoi metaboliti purificati, con potenziali applicazioni industriali. I metaboliti isolati verranno testati per la loro capacità di inibire l’insediamento di macrofouler marini e per la loro tossicità. Successivamente, il meccanismo biologico alla base dell’attività antifouling sarà studiato in modelli animali da laboratorio.
L’obiettivo generale del progetto HALT FOULING è identificare composti della fanerogama con potenziale come nuovi agenti antifouling ecocompatibili.

Risultati
Durante il progetto HALTFOULING, abbiamo lavorato sull’identificazione e purificazione dei metaboliti secondari estratti da H. stipulacea.
Gli estratti butanolici delle foglie e delle radici sono stati frazionati utilizzando diverse tecniche cromatografiche. I composti puri e gli estratti grezzi sono stati quindi testati per la loro attività antifouling su larve di molluschi bivalvi come Mytilus galloprovincialis e larve dell’ascidia Ciona robusta.
I test condotti con i composti puri estratti da Halophila stipulacea hanno evidenziato un’efficacia significativa, dose-dipendente dei composti 12P2, 12P3 e 12P7. In particolare, è stato osservato che la maggior parte delle larve coinvolte nell’esperimento non si è attaccata alla superficie della piastra trattata con questi composti puri. Infine, questi composti con attività antifouling saranno utilizzati su Ciona robusta per comprendere il meccanismo alla base dell’inibizione del fouling in questo organismo.